• 19/12/2024

MOBY: ESCE IL NUOVO ALBUM “RESOUND NYC” E IL VIDEO DEL SINGOLO “IN MY HEART” CON GREGORY PORTER

Diredazione

Mag 12, 2023 ,

Moby, cantante, cantautore e produttore multi-platino, pubblica oggi il suo 20° album in studio Resound NYC per Deutsche Grammophon, una rielaborazione orchestrale di quindici dei suoi brani più iconici scritti o registrati a New York tra il 1994 e il 2010.

A febbraio Moby ha lanciato Resound NYC con In This World featuring Marisha Wallace, a cui sono seguiti Walk With Me, con Lady Blackbird, Extreme Ways con Dougy Mandagi (Temper Trap) e South Side con Ricky Wilson (Kaiser Chiefs). Oggi condivide In My Heart, il brano di apertura dell’album, con la splendida voce di Gregory Porter. Tra gli altri ospiti vocali figurano Margo Timmins e Amythyst Kiah.

In My Heart era originariamente presente nel sesto album in studio 18di Moby. Bellissimi e avvolgenti archi aprono la rivisitazione del brano da parte di un coro gospel. A proposito della collaborazione con Gregory Porter, Moby ha dichiarato: “Una delle cose migliori del non essere un grande cantante è che mi costringe a lavorare con grandi cantanti, e Gregory è semplicemente uno dei più grandi al mondo”. Riguardo alla collaborazione con Moby, Gregory Porter ha dichiarato: “È un piacere lavorare di nuovo con Moby per ‘In My Heart’ e far parte del revival di un classico. Il messaggio di lasciarsi guidare dall’guidare e dalla fede è universale”.

Resound NYC è il follow-up del suo acclamato album Reprise (maggio 2021) che ha segnato il suo debutto su Deutsche Grammophon con ospiti quali Kris Kristofferson, Mark Lanegan, Jim James e Skylar Grey. Mentre molti dei cantanti sono nomi di grande notorietà, altri sono meno conosciuti: Moby ha scoperto P.T. Banks mentre cantava ad una cerimonia nuziale in Texas, mentre l’anziano padre dell’affascinante Danielle Ponder si unisce a lei nel remake di Run On. Il ventesimo album in studio di un autentico pioniere della musica riflette forse il momento più determinante nella vita musicale di Moby, quello dalla sua ex casa di New York City. Moby è nato a New York City e ha iniziato la sua carriera musicale suonando in gruppi punk rock e facendo il dj nei club underground di New York e dintorni. Dopo aver fatto il dj e tour dal vivo negli anni ’90, nel 1999 l’album rivoluzionario di Moby, Play, è diventato non solo una hit, ma un fenomeno globale. Aveva già ottenuto grandi successi con “Go”, “Feeling So Real” e la sua versione del “James Bond Theme”, e gli era stato chiesto di remixare brani di tantissimi divi, da Michael Jackson a Freddie Mercury, ma il grande successo Play ha cambiato tutto. Quando siamo entrati in un nuovo millennio, ha rivoluzionato la musica elettronica.

“Prima di scoprire il punk rock sono cresciuto con il rock classico”, dice Moby. “Il mio primo concerto è stato quello degli Yes al Madison Square Garden nel 1978. Di conseguenza è stato super avvincente rivisitare le mie canzoni e vedere se reggevano con un approccio orchestrale più tradizionale, non elettronico”.

Rivisitare il suo passato reinventando il suo futuro ha portato a Resound NYC, un album pieno di musica elettrizzante, una rielaborazione classica di brani iconici che definiscono quel periodo e che ci ricorda ancora una volta l’incredibile portata e rilevanza del talento musicale di Moby. (La versione originale di “When It’s Cold I’d Like To Die” è recentemente apparsa nel finale di Stranger Things di Netflix).

“Un’orchestra può essere qualsiasi cosa, può essere qualunque cosa il compositore voglia che sia”, dice Moby. “Quindi, piuttosto che fare in modo che ogni canzone riceva lo stesso trattamento orchestrale, ho creato un approccio orchestrale su misura per ogni canzone”.

Con Resound NYC, Moby riconsidera non solo l’evoluzione del proprio lavoro, ma anche un tempo, un luogo e persino una trasformazione nel nostro mondo:

“Quando pensi agli anni ’90”, dice, “Bill Clinton era presidente, la scena rave era questo mondo utopico e idilliaco, l’Unione Sovietica era finita, il cambiamento climatico era solo un’idea per un libro che Al Gore avrebbe scritto. Allora, fare musica era questa celebrazione del potenziale che aveva il nostro mondo, che aveva la nostra cultura. E ora è quasi un rifugio in un mondo a tratti terrificante e apocalittico”.

Foto di Lindsay Hicks

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