• 19/12/2024
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Foto: ufficio stampa / ethangold.com

Ethan Gold, nativo di San Francisco e tuttora residente in California, è un musicista e cantautore di talento nonché artista multi strumentista ed estremamente produttivo, figlio dello scrittore Herbert Gold e di Melissa, scomparsa prematuramente nell’ottobre del 1991 insieme al leggendario impresario rock Bill Graham nella data che è passata subito alla storia come: “the night when the music died ”.

Per Ethan la via di fuga è sempre stata la musica, le sue canzoni ed i sogni, ovunque lui li ascoltasse.

Sono ben tre i suoi album pubblicati nel 2018: EXPANSES (TEENAGE SYNTHSTRUMENTALS), pubblicato nel mese di Luglio; LIVE UNDEAD BEDROOM CLOSET COVERS, uscito a Marzo e THE SONG OF SWAY LAKE (ORIGINAL MOTION PICTURE SOUNDTRACK) la colonna sonora del film omonimo diretto da suo fratello, il regista, scrittore e musicista Ari Gold. L’album, distribuito a settembre negli Stati Uniti, è in uscita in Europa a fine Novembre.
In passato Ethan ha realizzato altri due album: “Songs from a Toxic Apartment” (2011) e “Adventures of Power” (2008), colonna sonora del film omonimo, nonché le musiche del cortometraggio “Helicopter” (2001) oltre ad aver collaborato con diversi altri artisti.

Quasi tutti i lavori di Ethan Gold sono autoprodotti, realizzati ed eseguiti nel suo appartamento, ma ci sono ancora una quindicina di album inediti ancora in sospeso. È incredibile l’energia creativa di questo artista americano che si è lasciato da noi intervistare, per la prima volta in assoluto da una testata musicale italiana, in una conversazione a cuore aperto.

A ventisette anni dalla scomparsa di Melissa, alla cui memoria dedichiamo questo articolo, Ethan ci racconta dei suoi album e del potere curativo che ha avuto la musica nella sua vita.

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Foto: ufficio stampa / ethangold.com

Ho ascoltato spesso il tuo album Expanses nelle ultime settimane, un lavoro molto interessante. Quello che si percepisce, però, è un profondo dolore soprattutto nei brani “Crossing the Bar” e “Missing”
Si è così, ero molto sofferente quando ho composto i brani, e quei due brani sono il “cuore” di questo album. La copertina riflette il sentimento di freddezza e di disconnessione dal piacere, anche se c’è molta giocosità e concretezza negli altri 11 brani, come che si può vedere nell’immagine del pesce della retrocopertina. Ho realizzato personalmente i dipinti”

Leggo che hai prodotto, registrato, eseguito e mixato Expanses su stereo-cassetta, in uno scantinato, quando eri alle superiori. Una cosa impressionante da fare a quel tempo, quando hai iniziato a comporre musica, Ethan?
“L’album è stato realizzato alle superiori. Ho cominciato a scrivere le canzoni all’età di 3 anni, sebbene abbia iniziato a farlo come balsamo guaritore per l’anima, forse, a partire dai 9 anni”

Come mai ci hai messo tanto a pubblicarlo?
“Avrò almeno altri 15 album non ancora pubblicati. Sembrava fosse il momento giusto per pubblicare questo, per ragioni che non riesco a descrivere. Non ho una normale relazione con me stesso. Il mio catalogo è così immenso che non so cosa pubblicherò successivamente. Se mi sembra completo, allora lo tiro fuori. Ho lavorato intensamente a progetti di altre persone per molto tempo: film, album, band… non mi dedico soltanto al mio lavoro. Ora, per esempio, puoi vedere un vulcano di uscite, tre album in un solo anno”

E come mai non ci sono testi in Expanses?
“E’ esattamente quello che è, non richiede testi. Rispondo a ciò che la musica vuole”

Hai forse immaginato questo album strumentale per qualche colonna sonora?
“Ho avuto un responso incredibile per questo album. Non ho mai letto così tante recensioni come per questo piccolo disco. Sono piacevolmente scioccato. Credevo che la gente lo ritenesse non professionale. Vedremo… Una app scientifica sui ‘microbi’ vuole utilizzarlo come soundtrack, che sembrerebbe appropriato c’è qualcosa di molto elementare, microbico in alcune musiche di Expanses. Sicuramente è genuino, per questo lo fa sembrare strano. Molta della musica elettronica è quantizzata, perfetta. Expanses è musica elettronica ma non c’è sequenza e non è quantizzata. È genuina, primordiale, bella e strana, come le alghe”

Mi piace molto la copertina di Expanses e le foto all’interno, mi ricordano il periodo della scuola e certe vecchie foto sbiadite dell’adolescenza. Forse perché abbiamo la stessa età. Ma veniamo alla musica. Di questi tempi la musica è quasi un pretesto ed un modo per far soldi per la maggior parte degli artisti (almeno in Italia). Trovare qualcosa di autentico è un grande regalo per gli appassionati di musica. Cosa pensi dell’attuale music-business?
“Grazie per le considerazioni sulla copertina. Si è un immagine di me mentre suono le tastiere che racconta molto dell’album, così come i miei dipinti, come un collage. L’attuale music business… è frustrante che lo streaming faccia fare così pochi soldi alla gente che crea musica. Ma la cosa positiva, per coloro che pianificano di fare molta musica è che posso mettere su un lavoro che sia facilmente accessibile. Il Marketing è un’altra questione. C’è molta corruzione in questo lavoro. Accendo la radio, o il servizio di streaming e sono disgustato dalle cose che vengono pubblicizzate. A tutto il mondo viene detto cos’è importante e la maggior parte è spazzatura che degrada lo spirito umano”

Hai scritto la colonna sonora del cortometraggio di tuo fratello Ari, “Helicopter”. Come ti sei approcciato al lavoro, lo hai scritto apposta per il corto oppure faceva parte di materiale che
avevi già scritto?
“La canzone “The Cold Glow” che figura alla fine di “Helicopter” è una delle mie canzoni che Ari ama particolarmente ed è stata scritta in un momento di profonda solitudine e disconnessione. In un certo senso il sentire è simile a quello del brano “Crossing the Bar” dall’album Expanses, come tu stessa hai notato, ma anziché essere un pezzo strumentale, “The Cold Glow” è ballad cantata. Ari pensava, giustamente, che questa canzone riflettesse il sentimento di dolore e di desolazione che si percepisce in “Helicopter”. Ho creato il resto della colonna sonora perseguendo quello stato d’animo e ho anche individuato il momento giusto in cui far iniziare la canzone durante i titoli di coda, per dare il massimo effetto”

Sto ascoltando “Balloon” e “Born Under Punches” dal tuo album “Live Undead Bedroom Closet Covers” è le esibizioni sono strabilianti. Tutto l’album lo è
“Queste sono alcune delle band che amo. Ho fatto le cover come una specie di esercizio, per provare qualcosa a me stesso. E’ un album di umore variabile, in qualche modo è collegato al mio lavoro “Songs from a Toxic Apartment”. Molto home-made. “Live Undead Bedroom Closet Covers” è una specie di lettera d’amore alla new wave music. E’ un album che andrebbe ascoltato nel mood serale”

Veramente hai registrato l’album dal vivo nella cabina armadio della tua stanza?
“Si, e per molte di queste puoi seguire il processo di registrazione sul mio canale YouTube, dove ho messo i video, esattamente dall’armadio, con la mia strumentazione ed il computer e luci colorate lampeggianti”

Hai uno studio di registrazione nel tuo appartamento?
“Come puoi vedere nei video, non è proprio uno ‘studio’, è molto semplice: alcuni microfoni, un computer, un paio di tastiere, chitarre, bassi, strumenti a percussione. Tutto qui”

Riguardo “Songs From a Toxic Apartment”, che ammetto essere il mio preferito, c’è una canzone in particolare “Why Don’t You Sleep?” che mi ha colpito, di cosa parla?
“Why Don’t You Sleep” è una delle canzoni più importanti del mio repertorio. Non è sulla morte di mia madre, anche se in qualche modo la percezione della sua assenza e la rabbia hanno la stessa connessione. Considero questa canzone come una cura, come una ninnananna, ma riguarda più l’accettazione del fallimento dei nostri genitori. E sull’insonnia, naturalmente, che è sempre stata parte della mia vita”

Il titolo, “Songs From a Toxic Apartment”, è piuttosto strano: l’appartamento era veramente tossico o è una metafora?
“Entrambe le cose. Nella vita tendiamo a ricreare i trauma perché ci sentiamo a nostro agio in essi e la nostra psiche ha bisogno di un’altra possibilità di elaborarli. L’appartamento tossico, il primo che fosse veramente mio, era anche un modo per ricreare simbolicamente la mia adolescenza nei primi vent’anni. Naturalmente, l’ho capito solo dopo. Così l’album è un riflesso di come i demoni e l’abbandono vissuto nell’infanzia si ripetano successivamente, e ricreino disagi di vario tipo dalle dipendenze alla perversione. Ultimamente, mentre il disco si sviluppava una luce ha squarciato il buio”

La musica, per te, è un modo per esorcizzare la morte e la perdita?
“La musica si esprime attraverso me. Quando ho avuto bisogno di esorcizzare la morte e la perdita, quello era il momento in cui la musica arrivava. Non è l’unica cosa che esprimo, ma per molti quello è un album che spaventa. C’è molta bellezza e tanto sentimento in “Songs from a Toxic Apartment”, ma non è facile coglierlo. E’ un viaggio attraverso la rabbia e la perdita, la disapprovazione che confluiscono nella bellezza. Si dovrebbe ascoltare dall’inizio alla fine”

Leggo anche che questo album è auto-prodotto…
“Si, lo è, come per like “Live Undead Bedroom Closet Covers” and “Expanses” (Teenage Synthstrumentals), registrati e realizzati a casa”

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Foto: ufficio stampa

Chi ha diretto i video dell’album? Ho riconosciuto Ari e tuo padre in “They Turned Away”. Di cosa parla la canzone e, in particolare, il video?
“Ho diretto alcuni dei video e co-diretto altri. Ari ne ha fatti alcuni, altre persone ne hanno fatti altri. Ne ho realizzati molti di video per l’album! Il video di “They Turned Away” era un video concept su cui ci ho lavorato da molto tempo, diretto da Ari in modo cinematografico. E’ un po’ “Nazi”, lo è intenzionalmente. Io non sono Nazi, ma comprendo gli impulsi che portano al desiderio di purificazione e di distruzione delle diversità e la violenza. Penso che il nazismo sia una conseguenza, a livello personale, dell’alienazione maschile dalla femminilità, ed anche una sorta di odio verso se stessi. Nel video, rivesto sia il ruolo dei torturatori che quello del torturato”

Riguardo “The Song of Sway Lake, lasciamelo dire che sei un genio perché la colonna sonora sembra davvero realizzata tra la fine degli anni ’30 e ’40. Quando ho ascoltato la musica ho immaginato che fosse un vecchio disco di quell’epoca, poi ho scoperto che era originale e che l’avevi realizzata tu per il film. Incredibile, tutto il film lo è, come un sogno, surreale e molto toccante. La musica ha un ruolo fondamentale nel film…
“Grazie. La colonna sonora, che contiene le canzone che ho scritto per il film – in più versioni compreso i demo originali oltre all’aggiunta di un pianoforte classico – è in uscita in Europa a Novembre”

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Foto: ufficio stampa

Ma questa Era faceva in qualche modo parte, come dire, della tua vita passata? Come hai composto le musiche e in che modo hai scelto gli artisti?
Per comporre la colonna sonora per il film ho ascoltato molta musica di quel periodo e ho anche guardato il film diverse volte per poter scrivere una canzone che fosse in grado di rappresentare il sentire del film e la bellezza dei luoghi e del lago dove era ambientato. La melodia ed il testo, il “cuore” della canzone, necessitavano della forma e del giusto significato. Ho avuto una grande arrangiatrice, Gina Leishman, che ha lavorato alle due version di “Sway Lake”. Abbiamo chiesto a John Grant di cantarne una e al trio The Staves di cantarne un’altra. Ne abbiamo ascoltato molti di artisti prima di scegliere John e The Staves. Raramente si trova un cantante moderno che abbia la purezza e l’abilità tecnica di replicare lo stile dei cantanti degli anni ’30 e ’40. Era diverso all’epoca, i cantanti sapevano come riempire una sala di concerti senza microfono, così anche quando cantavano con un microfono conferivano una profondità ed una forza tali che era palpabili anche quando cantavano silenziosamente”.

Il singolo su vinile di Sway Lake è in uscita oggi, 23 Novembre, in edizione limitata in alcuni record store e on line al link: https://ffm.to/swaylakevinyl Le versioni su CD e in digital download della colonna sonora sono disponibili sulle principali piattaforme e siti di vendita on line, come Amazon.  Di oggi la notizia che il film The Song of Sway Lake ha ottenuto numerosi riconoscimenti, in occasione della premiére francese, al Festival International du Film Independant SMR quali: migliore film, miglior attore protagonista, migliore attrice protagonista e miglior colonna sonora.

Sito ufficiale dell’artista: ethangold.com

Luana Salvatore
editor@riocarnivalmagazine.it

Luana Salvatore

Giornalista pubblicista, dal 2010 è editore e direttore responsabile di RioCarnival Music Magazine, nonchè co-fondatrice della fanzine italiana dedicata ai Duran Duran (1987). Laureata in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo presso l'Accademia di Belle Arti di Roma (1998), ha scritto una tesi sperimentale in regia cinematografica denominata: "Immagini per la Musica" sull'evoluzione dell'immagine dal periodo British Invasion sino ad Internet, con riguardo per i video musicali. Membro della MEDIMEX Academy, vanta collaborazioni con alcune testate giornalistiche musicali (Rolling Stone e Billboard). Appassionata di Arti e Nuove Tecnologie, è attenta alle questioni sociali e ambientali, disabilità, neurodivergenze, neuroscienze, yoga e discipline olistiche. Si interessa e scrive di Musica, Cinema, Cultura e Lifestyle. Contatti: editor@riocarnivalmagazine.it