• 27/12/2024

INCONTRO CON GIOVANNI LICCHELLO: TANTA VOGLIA DI NORMALITÀ

DiChristian D'antonio

Mar 16, 2015

Giovanni Licchello photo

Non ha manager o consulenti di marketing alle spalle, quindi si deponga ogni tentazione di etichettarla come mossa pubblicitaria. Quella di Giovanni Licchello, l’ex calciatore dichiaratosi gay in Italia, è soprattutto una mossa di grande civiltà in un Paese, come il nostro, in cui tanti risvolti sociali sono ancora sorprendentemente “indietro”. Come lui stesso ci spiega in questa intervista a cuore aperto.

Come hai maturato la voglia di dire a tutti della tua condizione?

Mi sono isolato da quando giocavo a calcio, in serie C e D con una puntata in A con lo svizzero Sion. Quei pomeriggi solitari, fermo a pensare, a lottare contro qualcosa che mi sentivo dentro e che volevo gridare al mondo. Quei pomeriggi sono comuni a tante altre persone che poi mi hanno scritto la loro storia, ed è questo sentirsi appoggiati da una condizione che è simile a tanti altri che mi ha dato coraggio.

Il fatto che si parli di te come ex calciatore la dice lunga sul velo di omertà che avvolge certi ambienti della nostra società…

Credo che si debba fare tanta strada ancora su questo. La libertà dovrebbe appartenere a tutti, voglio poter vivere sempre come faccio ora, senza dovermi nascondere. E le soddisfazioni di questo lungo percorso mi rendono felice. Quando vado nelle scuole a dialogare con i ragazzi succedono cose incredibili. Un paio di loro si sono alzati a un incontro e si sono dichiarati davanti a tutti ed è scoppiato un applauso liberatorio. Pensa a quanto si può fare per i ragazzi, specie se si creano le condizioni per farli sentire protetti.

Sei un modello?

A volte me ne dimentico, perché affronto l’argomento in modo molto naturale. Però lo posso dire ora, che sono maturato, anche se non ho ancora 30 anni e ripensandoci mi sono nascosto per molto tempo. Anche l’attenzione dei media in Italia per questa storia mi ha insegnato parecchio.

Cosa?

Che bisogna saper scegliere come apparire. Ero stufo di essere rappresentato in tv o sui giornali da persone che non c’entravano niente col mio modo di essere. Per questo quando mi hanno invitato recentemente al programma Quelli Che Il Calcio ho deciso di andarci vestito in giacca e cravatta e in maniera naturale. Bisogna far capire che c’è anche un altro modello estetico, che un gay può essere il ragazzo della porta accanto.

Sono curioso di capire come la comunità gay e ha reagito alla ribalta che ha avuto la tua storia sui media nazionali.

Alcune associazioni mi hanno delegittimato, dicendo che non avevo la preparazione per andare a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.. Tant’è vero che l’Osservatore Romano ha scritto che la mia storia testimonia l’esistenza di lobby nella società.

La tua voglia di normalizzazione com’è stata presa?

Alcuni calciatori mi hanno scritto incoraggiandomi. Altri mi fanno notare che è facile uscire allo scoperto quando non si gioca più, quando non ci sono i cori negli stadi. E questo lo capisco. Per quanto riguarda invece la comunità gay dico che spesso non mi ritrovo in alcuni atteggiamenti, anche manie che dilagano. Ovviamente ognuno è libero di potersi mettere in mostra come vuole, con l’essere maniacale con la moda o vivere di social network e ricerche di incontri online. Per esempio, queste cose non fanno per me.

Ti sei ritrovato a voler normalizzare due mondi allo stesso tempo. Non è troppo?

Penso che questa piccola tempesta che ho scatenato la posso sostenere grazie alla mia formazione da atleta. Era il mio sogno da ragazzino, ho vissuto parte della mia vita in un ambiente molto schietto, senza fronzoli, con un atteggiamento istintivo e pragmatico che mi accompagna ancora oggi. E questo è parte di come sono io oggi, perché il calcio forma in campo e fuori. Oggi ai giovani vorrei far capire che nessuno ha il diritto di compromettere il nostro equilibrio interno, che spesso viene conquistato duramente. Io ho lottato da solo per averlo e me lo tengo stretto.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)