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FIORENZO CARPI, UN MUSICISTA PURO DEL 900 ITALIANO

DiChristian D'antonio

Apr 27, 2015

fiorenzocapriUn’appassionante excursus storico-musicale quello che Skira pubblica in queste settimane con la prima biografia autorizzata di Fiorenzo Carpi, intitolata Ma Mi Musica Teatro Cinema Televisione. Per chi non lo conoscesse, perché la figura dell’illustre compositore milanese sfugge alle cronache delle ribalte ai più, Carpi è l’autore dei famosissimi temi del Pinocchio di Luigi Comencini degli anni 70, quelli che hanno popolato i sogni dei quarantenni di oggi.

Stella Casiraghi, curatrice di monografie e dell’imperdibile Il Metodo Strehler, scrive con Giulio Luciani, violinista e autore per molti teatri italiani, la parabola di Carpi e della sua famiglia, iniziando a descrivere un contesto storico particolarmente difficile, quello del secondo dopoguerra a Milano, che ci aiuta anche a riscoprire le ferite e le ricucite che la città si porta ancora oggi dietro, proprio mentre si appresta a diventare l’ombelico del mondo per l’Expo di quest’anno.

Impossibile dimenticare la prigionia del dissidente antifascista Aldo, padre di Fiorenzo, pittore tra i più noti del Novecento italiano, e la documentata vicenda del conservatorio di Milano che Carpi figlio frequentava anche sotto le bombe dal 1942 in poi. Una lezione unica di quanto la musica possa andare avanti e salvare l’anima dei nobili di spirito, anche in situazioni di estrema difficoltà. È proprio durante la guerra infatti che Fiorenzo continua a formarsi, a volte in sedi private di fortuna, dove le attività del conservatorio erano costrette a tenersi, altre in sedute di didattica individuale, così come la tradizione italiana vuole ancora oggi.

E poi il debutto al Piccolo, dopo esordi in concerti jazz, l’incontro con Streheler, quello con Dario Fo, che scrive un’appassionante prefazione per il volume (160 pp, 24 euro).

La Milano della musica e del teatro che conta è tutta con lui al suo matrimonio a fine anni 50: nel libro è riprodotta una foto con Paolo Grassi, Giorgio Strehler e Franco Parenti, che sono i cardini della cultura meneghina, come testimoniano i loro teatri attivi ancora oggi.

Probabilmente l’arte di Carpi è meglio riuscita quando si contamina con il popolare, o meglio, quando viene riconosciuta dal popolare ed entra nel dna di tutti gli italiani che ne fruiscono attraverso i decenni. Ma Che Aspettate A Batterci Le Mani, di Fo, Canto Degli Italioti (rifatta da Elio e Le Storie Tese), Silvia cantata da Milva, le tante interpretazioni delle sue canzoni da parte di Enzo Jannacci. E poi la musica per la tv, quel Pinocchio del 1972 che resta ineguagliabile per poesia e intensità espressiva, dalla regia di Comencini alle musiche, marchio di fabbrica indelebile, di Carpi. Cosa sarebbe il film Rai senza le nenie e melodie scarne, avvolgenti, misteriose e subdolamente infantili che sono impresse nell’anima di tante generazioni di italiani? Una grande prova compositiva che ha affascinato musicisti di ogni parte del mondo (il tema è ripreso per campionamenti dance e nei concerti di Manu Chau, per esempio) e che ha portato la teatralità in tv scrivendo una pagina artistica unica dell’intrattenimento italiano.

Gli scritti raccolti per il libro di Nicola Piovani, Gigi Proietti, Franca Valeri e Ugo Gregoretti contribuiscono a dare un affresco della personalità di Carpi vivo, schivo e pronto a essere consegnato alla storia dei grandi italiani del secolo scorso.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)