• 22/12/2024

ALLA MONDADORI PER I DURAN SFILANO I RICORDI DI UNA GENERAZIONE

DiChristian D'antonio

Ott 25, 2015
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Photo: Christian D’Antonio

C’è il musicista che vuole l’autografo sulla chitarra “che ho imparato a suonare grazie a loro”, il bimbo che si emoziona davanti agli idoli della mamma, le ex ragazzine che li rincorrevano per strada negli anni 80. Insomma, una generazione di ricordi sfila davanti al banchetto del Mondadori store di Milano al cospetto dei Duran Duran, per il primo signing della band in Italia, il paese che più li ha amati per 30 anni. L’occasione è l’uscita di Paper Gods (n° 2 in Italia) ma dietro l’ultimo capitolo, c’è un universo intero di una carriera di suoni e immagini che hanno marchiato il folto popolo duraniano.

Assistere all’incontro ravvicinato tra performer e seguaci è sempre un’indicazione curiosa di cosa la musica può permettere tra gli esseri umani, di cosa scatena il linguaggio delle emozioni in nota. Ma i Duran per gli italiani sono più che semplici performer, sono i simboli di un’epoca, i custodi inconsapevoli dei turbolenti e ansiosi bisogni adolescenziali della classe dei quarantenni di oggi , i depositari delle speranze mai sopite di affermazione e sogni. Sono in poche parole, le bandiere della “me generation” che oggi fa i conti da un lato con i suoi fallimenti, dall’altro con il disimpegno delle favole a cui piace ancora credere.

Tutta questa energia si riversa in quel banchetto a Milano, in un appuntamento che 20 anni fa sarebbe stato impossibile realizzare per ordine pubblico. C’è l’attesa dell’evento unico e irripetibile. La frase più gettonata è “dopo 30 anni sono riuscita…”, perché poi Sposerò Simon Le Bon era proprio del 1985. E chi se l’aspettava all’epoca che l’onda d’urto della Duranmania avrebbe scavallato l’acid house e il Grunge, il crollo del Muro e la recessione. Loro si sono riuniti e il pubblico è tornato a loro. La mamma che accompagna il figlioletto con gli inviti scritti a penna per la sua festa di Halloween è la stravaganza più tenera del signing. C’è il clone di Holly Johnson con tanto di cilindro e bastone che ha imparato bene la lezione da poser, l’illustratrice che porta i suoi lavori e Nick Rhodes le chiede di segnare il suo indirizzo e a momenti crolla di incredulità.

Se arriva un capello tinto strano o un look coraggioso, i quattro Duran, senza smentire la loro fama di esteti, ringraziano e si complimentano. Questi sono ex ragazzi che sanno come impressionare i loro idoli, come quando vai a casa di un parente che non vedi da tempo e gli porti il fiore preferito.

Tanti bimbi e tanti adolescenti hanno reazioni incotrollate davanti ai quattro signori del pop inglese, e questa è la vera sorpresa. Simon, John, Nick e Roger sono miti viventi anche per chi, all’epoca della loro prima epifania, non c’era nemmeno. E per la prima volta, da Paper Gods si son incarnati e dati in pasto al loro vivace pubblico.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)