“Suono e scrivo canzoni per liberarmi dalle costrizioni della vita e per enfatizzare tutto il bello che mi circonda. Non mi sono mai fatto ingabbiare da schemi e non ho mai voluto replicare un sound o un’atmosfera. Ho sempre cercato di rielaborare tutte le mie influenze mettendoci quello che ho nella testa non come musicista, ma come persona. Mi sono sempre immaginato come un vulcano pieno di mille riferimenti artistici pronto a eruttare nuove canzoni rielaborando ciò che ho ascoltato, usando prevalentemente la mia sensibilità. Spero che si riesca a sentire un sound “Marco Ragni” e non qualcosa che assomigli ad una operazione nostalgica”. Una dichiarazione importante, quella di Marco Ragni, che riflette in pieno lo spirito – personale e non imitativo, riconoscente verso il classic rock ma ricercato – del nuovo album Land Of Blue Echoes.
“Suono e scrivo canzoni per liberarmi dalle costrizioni della vita e per enfatizzare tutto il bello che mi circonda. Non mi sono mai fatto ingabbiare da schemi e non ho mai voluto replicare un sound o un’atmosfera. Ho sempre cercato di rielaborare tutte le mie influenze mettendoci quello che ho nella testa non come musicista, ma come persona. Mi sono sempre immaginato come un vulcano pieno di mille riferimenti artistici pronto a eruttare nuove canzoni rielaborando ciò che ho ascoltato, usando prevalentemente la mia sensibilità. Spero che si riesca a sentire un sound “Marco Ragni” e non qualcosa che assomigli ad una operazione nostalgica”. Una dichiarazione importante, quella di Marco Ragni, che riflette in pieno lo spirito – personale e non imitativo, riconoscente verso il classic rock ma ricercato – del nuovo album Land Of Blue Echoes.
A due anni dal doppio Mother From The Sun, ancora una volta con l’etichetta americana Melodic Revolution Records, Marco Ragni torna con un lavoro ambizioso, all’insegna di un prog-rock sganciato da atmosfere e tematiche canoniche, caratterizzato invece da un crocevia di influenze che vanno dalla psichedelia al nuovo rock internazionale, passando per gli amatissimi Pink Floyd. Non è un caso che in Land Of Blue Echoes spicchi proprio Durga McBroom, dal 1987 corista per Pink Floyd e David Gilmour. Insieme a lei special guest come Fernando Perdomo, Peter Matuchniak, Jeff Mack (Scarlet Hollow), Colin Tench (Corvus Stone), Vance Gloster (Gekko Project), Hamlet (Transport Aerian) e Jacopo Ghirardini (Stalag 17). Al centro dell’album un Ragni meticoloso polistrumentista, come accade dagli inizi della sua discografia solista: “Non sono mai riuscito con una vera e propria band ad avere il suono che avevo in mente, così ho deciso che era meglio per me fare da solo e trovare dei bravi session man che mi potessero dare una mano dove io mancavo. Questa scelta ha fatto si che io sia anche riuscito a ottimizzare i tempi e a registrare sei album in sei anni, cosa impossibile con qualsiasi altra formazione io abbia avuto”.
Attivo dalla seconda metà degli anni ’80, titolare di cinque album in proprio e due live, Marco Ragni immagina un progressive moderno e accattivante, una “terra dagli echi blu” in cui possano esprimersi svariate influenze, rielaborate alla luce della propria personalità: “Ascolto molto underground perché credo ci sia ancora voglia di sperimentare e perché c’è sempre qualche spunto interessante da far mio. Mi hanno entusiasmato Midlake, War On Drugs, Jonathan Wilson (mi piacerebbe averlo nel prossimo disco!), vado matto per i vecchi Ozric Tentacles, i Porcupine Tree fino a Lightbulb sun e non manco mai di farmi un salto dalle parti di Haight Ashbury per ascoltare Grateful o Jefferson oppure nella Swinging London, e adoro anche tutta la black music“.
Brani estesi come Horizons e la suite Nucleus, pezzi più concisi che rievocano sapori jazz-rock, neopsichedelici, funk e art-rock, ospiti stranieri e l’uso dell’inglese rendono Land Of Blue Echoes un album dalrespiro internazionale: “Non ho mai amato particolarmente la musica di casa mia. A parte i grandi gruppi prog anni ‘70 e qualche stella come Battisti, Gaber o Rino Gaetano, non ho mai sopportato tutta quella musica esistenzialista anni ‘90 e la musica leggera dagli anni ‘80 in poi. Non è stato difficile per me avere un respiro internazionale vista la mia profonda passione per tutta la musica d’oltremanica e oceano”.
Marco Ragni:
vocals, acoustic and electric guitars, keyboards,
bass, lap steel guitars, greek bouzuki
Special Guests:
Durga McBroom (Pink Floyd): Vocals
Peter Matuchniak: Lead guitar
Jeff Mack (Scarlet Hollow): Bass
Jacopo Ghirardini (Stalag 17): Drums
Fernando Perdomo: Lead guitar on “Money doesn’t think
Colin Tench (Corvus Stone): Lead guitar on “Between moon and earth
Vance Gloster (Gekko Project): Keyboards and Hammond Organ
Hamlet (Transport Aerian): Bass on “Queen of blue fires”
Info:
Marco Ragni: