Dieci brani, dieci artisti, dieci modi diversi di raccontare il mondo attraverso la musica.
Sono stati annunciati i finalisti della sezione Big del Premio Amnesty International Italia 2025, lo storico riconoscimento promosso da Voci per la Libertà in collaborazione con Amnesty International Italia, che celebra ogni anno i brani più significativi sul tema dei diritti umani.
In gara quest’anno troviamo nomi importanti e trasversali della scena italiana:
Arisa, Assalti Frontali, Martina Attili, BigMama, Vasco Brondi, Dargen D’Amico, Ghali, Paolo Jannacci & Stefano Massini, Fiorella Mannoia, Piero Pelù.
I brani in concorso:
- Arisa – Canta ancora
- Assalti Frontali feat. Luca D’Aversa – Il mio nome è Lala
- Martina Attili – Eva e Adamo
- BigMama – La rabbia non ti basta
- Vasco Brondi – Un segno di vita
- Dargen D’Amico – Onda alta
- Ghali – Casa mia
- Paolo Jannacci & Stefano Massini – L’uomo nel lampo
- Fiorella Mannoia – Disobbedire
- Piero Pelù – Scacciamali
Una rosa ricca di generi, linguaggi, sensibilità. Le canzoni affrontano temi urgenti e attuali: dal body shaming all’aborto, dalle migrazioni al bullismo, passando per conflitti, diritto alla cittadinanza, diritto di protesta, discriminazioni, lavoro e crisi climatica.
Le canzoni finaliste sono state selezionate tra le tante segnalazioni arrivate dal pubblico e dagli addetti ai lavori. A decretare il vincitore sarà una giuria composta da giornalisti, intellettuali, conduttori, esperti musicali e rappresentanti di Amnesty e di Voci per la Libertà.
Il premio verrà consegnato il 20 luglio 2025, nella serata finale del festival Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, che si terrà come sempre a Rovigo, dal 18 al 20 luglio. Un evento che da anni unisce musica, attivismo e partecipazione.
Premi passati: una storia di impegno e canzoni memorabili
Negli anni, il Premio Amnesty ha premiato alcuni tra i brani più intensi della musica italiana: da Il mio nemico di Daniele Silvestri (2003) a Ballata triste di Nada (2017), da Io sono l’altro di Niccolò Fabi (2020) fino a La mia terra di Diodato (2024). Un vero e proprio archivio sonoro della coscienza collettiva, che testimonia quanto la musica possa ancora essere uno strumento di denuncia, di riflessione e di cambiamento.