Esiste una venue più onirica, suggestiva e intima del Teatro La Fenice di Venezia? Un teatro inaugurato nel 1792, risorto due volte dalle sue stesse ceneri e dall’acqua. Ha accolto le prime assolute di opere di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Stravinsky, Prokofiev, Britten, Nono, Maderna. In tempi recenti Kagel, Guarnieri, Mosca, Ambrosini, Perocco. Ieri sera, la volta di Damien Rice, che ha scelto proprio La Fenice quale tappa del suo Sailboat Tour.
Il suo talento, la sua arte, il suo essere così riservato e raffinato legavano molto bene con il posto. Perché la scelta di una location è importante, lo spettacolo cambia forma a seconda del luogo, la musica si fonde con l’ambiente e viaggia su dimensioni diverse. E con Damien, grazie alla sensibilità che lo contraddistingue, ogni spettacolo è una esperienza nuova ed a se. Emozioni sempre diverse, una scaletta che cambia, continuamente.
Lo show di ieri a Venezia è iniziato con Astronaut, ottimo modo di partire. Poi, a seguire I Don’t Want to Change You, Volcano (con Francisca Barreto), la splendida Older Chest e My Favourite Faded Fantasy. Ancora una volta la struggente Accidental Babies, poi The Professor (anticipata dal solito divertente racconto) e Delicate. Coconut Skin (con Francisca Barreto), brano che funziona molto bene con l’artista brasiliana e 9 Crimes.
Per un artista, di quelli che scrivono con il cuore e vivono le emozioni di pancia, come Damien Rice, improvvisare la costruzione di una canzone durante un concerto rientra nel naturale fluire del processo creativo che avviene sul palco. Così, ad un certo punto, Damien ha chiesto al pubblico di suggerirgli tre parole: un colore, un emozione e una parte del corpo. Dal pubblico sono arrivati tre suggerimenti: Green-Hate-Hands. A quel punto è avvenuta la magia. Credo di aver assistito ad una improvvisazione di questo tipo un paio di volte ai suoi concerti, sicuramente al Cap Roig Festival spagnolo nel 2018. Il risultato di questa improvvisazione, dal punto di vista creativo, nell’istantanea elaborazione del testo e del costrutto musicale è stata a dir poco strabiliante. Damien non smette mai di stupire e coinvolgere il pubblico. Durante l’esibizione ha chiesto di suggerirgli anche delle note, così mentre il brano prendeva forma e in crescendo cambiava direzione sonora, in una totale armonia e perfezione, mi sono chiesta più volte durante l’esibizione, se esistano davvero altri Rice sparsi per il mondo che possano contribuire a colmare il vuoto musicale impressionante al quale assistiamo da diversi anni, soprattutto in Italia. Con le dovute eccezioni, sicuramente. Non me vogliate, amanti del rap e del trap, ma qui si parla di arte, di processo creativo, di vita vissuta. Lacrime e sangue. Di empatia.
E ho pensato a quanto di tutto questo ci siamo persi durante i lockdown della Pandemia, quando inevitabilmente, nel lento scorrere del tempo, guardavamo sui nostri telefoni: influencer intente a mostrare una vita che non esisteva più, gente che si truccava davanti ad un IPhone o chi suggeriva ricette di prodotti da forno. Mentre il Mondo fuori, attendeva solo di riprendere a manifestarsi, nella purezza e nella sue essenza.
Il concerto de La Fenice di Venezia è proseguito con una esibizione a sorpresa di Cold Water, con la napoletana Greta Zuccoli. Poi Damien ha chiesto ai presenti in che modo volessero vivere la chiusura del concerto, al massimo o al minimo. Ed è stata la volta di I Remember e, in chiusura, The Blower’s Daughter. Lo sguardo di Damien, alla risposta del pubblico su “al massimo”, era un po’ meravigliato e continuo a chiedermi – da ieri sera – quale brano avesse in mente lui, magari una cover? Come la dolcissima Black is the Colour di Nina Simone? (eseguita al concerto di Pescara).
Magari lo scopriremo stasera, al Pistoia Blues, per un’altra imperdibile data del suo tour estivo. Se avete perso le date precedenti, siete ancora in tempo per acquistare i biglietti del concerto di stasera a Pistoia e di quello di Bologna. La data di Gardone Riviera è sold out.
Info e dettagli su www.livenation.it
Luana Salvatore
editor@riocarnivalmagazine.it