• 25/11/2024
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Foto: la locandina originale del film

Si è conclusa da poco la XVII edizione del RIFF (Rome Independent Film Festival), programmata dal 16 al 23 novembre al Nuovo Cinema Aquila in zona Pigneto. Oltre 25 le anteprime mondiali presentate e ben 10 quelle europee, nonché oltre 90 opere in anteprima italiana.

Il film “We” di Rene Eller, ha ottenuto il primo premio della sezione ‘Lungometraggi’. L’opera è un adattamento dell’omonimo e controverso romanzo “Wij” di Elvis Peeters: “Per come è stato girato – commentano dalla giuria – montato e diretto coinvolgendo lo spettatore anche grazie al montaggio di Wouter Van Luijn nella storia, in modo tale che non riesci a smettere di guardarlo fino alla fine per capire i motivi che hanno spinto i personaggi così giovani a fare le scelte che determinano la storia del film

La trama è drammatica ma di grande attualità: Durante un’estate come tante in un villaggio al confine tra Olanda e Belgio, otto adolescenti ribelli si dedicano a giochi sessuali gradualmente sempre più spinti. Le loro vite giocose scivolano progressivamente in un mondo oscuro e violento.

Alina Serban, invece, per il film “Alone at my wedding” di Marta Bergman, ha ottenuto una menzione speciale per l’interpretazione: “per la capacità di trascinare lo spettatore con la forza e la potenza della sua interpretazione mai banale. In questo modo l’attrice trasmette le sue emozioni a tutti i livelli allo spettatore senza che ci si distragga dalla storia” Alina Serban interpreta nel film il ruolo di Pamela, una giovane rom diversa da tutte le altre nella sua comunità.

Una menzione speciale per la sceneggiatura è stata accordata ad Enrique Castro Rios per il film Decembers: “per la scrittura originale dello script, raccontando la stessa storia da tre ottiche diverse dei caratteri ben definiti”.

Da quest’anno il Premio per il Miglior Documentario Italiano e Internazionale è assegnato dalla giuria del pubblico.

Per la sezione Documentari italiani, premio assegnato in questa edizione da una giuria popolare,  hanno vinto ad ex aequo “Amaranto” di Emanuela Moroni e Manuela Cannone e “The Fifth Sun” di Cristiana Pecci e Matteo Maggi. Al centro di Amaranto le emergenze che la società contemporanea si trova ad affrontare a partire da cinque storie: l’ostetrica Verena Schmid, il maestro Franco Lorenzoni, la contadina ed esponente del bioregionalismo Etain Addey, la referente del cohousing San Giorgio Alida Nepa e la biologa e permacultrice Saviana Parodi. The Fifth Sun è un doc. sulla Wanderlust, quell’irresistibile desiderio di vagabondare, che per alcuni è una sindrome da ricercare nel gene DRD4, per altri il dono di chi è nato per esplorare. I registi decidono così di seguire Panu, un viaggiatore finlandese, in un road trip dalla Finlandia all’Australia alla rincorsa di un’eclissi totale di sole; a una settimana dalla fine, però, qualcosa va storto.

“This is Love” di John Alexander, che racconta la vita dell’oscuro cantante soul Rudy Love, autore misconosciuto di uno dei brani più suonati della storia della musica, ha ottenuto il riconoscimento quale miglior documentario estero. Il lavoro di Alexander mette a fuoco il potere che esercita, da decenni, su ascoltatori spesso inconsapevoli. La sua figura riemerge grazie alle testimonianze di George Clinton e Jay Z e molti altri che svelano un eroe non celebrato del soul.

Per la sezione Corti italiani, il premio Miglior Cortometraggio è andato ad “Aleksia” di Loris di Pasquale, un lavoro che tratta il difficile tema della maternità non desiderata.

Una menzione speciale è stata riservata a “Per sempre” di Alessio Di Cosimo, con la partecipazione di Lou Castel nei panni di un vecchio pittore che vive in solitudine nella sua piccola casa di fronte al mare con una routine mattutina che si spezza in un giorno speciale e importante per lui. Quel giorno ha un compito, come ogni anno, da sempre e per sempre la sua unica ragione di vita.

Per la sezione Corti internazionali ha vinto “In the name of the Strawberry the Chocolate and the Holy Spirit” di Karla Lulić, il cui protagonista è un sacerdote devoto in un villaggio pieno di fanatici cristiani che una domenica, dopo la messa, ha voglia di un gelato e farà qualsiasi cosa per questo semplice piacere, anche a costo della propria fede.

Per la sezione dei Cortometraggi realizzati dagli studenti il premio è andato a “Croste di Polenta” di Emanuele Bonomi ambientato nel Sud Tirolo del 1915: due amici vogliono disertare la chiamata alle armi dell’esercito Imperiale, ma il conflitto si avvicina sempre più e i due ragazzi dovranno affrontarne le conseguenze. Un racconto sull’innocenza perduta, tradizioni dimenticate, e scelte che cambiano la vita.

Per la sezione Corti di animazione, il premio è andato a “Cat Noir” di O’Neil Burgi che ha come protagonisti una lettera, un cuore spezzato, il rumore della pioggia, un gatto nero ed un piano.

Per la sezione Sceneggiature di lungometraggio, il riconoscimento è andato a “Tra le righe” di Emanuela Mascherini, per la sezione Sceneggiature di cortometraggio, invece, ha vinto “Il gioco” di Francesco Rizzo, per la sezione Soggetti Cinematografici “Pensionat” di Tania Innamorati.

Il RIFFRome Independent Film Festival, ideato e diretto da Fabrizio Ferrari, è realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale Cinema – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio. L’iniziativa è parte del programma di Contemporaneamente Roma 2018 promosso e sostenuto da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con SIAE.

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